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Antonio Lo Schiavo 7°
di S.Marina


 


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Il profumo della storia a Salina
terra di Malvasia, capperi, cielo e mare.
di Giacomo Pilati

 

Salina al tramonto ha i colori della Malvasia. Le case bianche sparse sopra tappeti di vigne ricamati da muretti filettati di capperi, si macchiano d'ambra e trattengono gli ultimi raggi di sole come topazi gettati sul tavolo verde da un bizzarro giocatore. Una tregua ai colori accesi dalla luce furiosa del giorno su fronde, vigne, orti e terra. Col mare che spalma sull'isola una vernice liquida che dona trasparenza e profondità ad ogni angolo. Nuance e profumi che la Malvasia concentra nei suoi grappoli e li fa rivivere nel bicchiere, sintesi straordinaria di un territorio che si identifica nell'uva fino a calzarne la storia. Difficile stabilire con esattezza il principio della vite. Il dibattito è ancora oggi apertissimo fra i sostenitori delle origini greche e quelli che invece ne attribuiscono la primogenitura ai veneziani. I testi classici a cui si farebbero risalire le ascendenze elleniche del vitigno, citano piú volte la Malvasia senza però accreditarla ad un luogo preciso. E' quella delle Lipari? Non c?è riscontro, ma nemmeno prova contraria. Storico della Malvasia è il professore Marcello Saija docente di storia nella facoltà di scienze politiche dell'università di Messina. Ha dedicato tutti i suoi studi a ricostruire la storia di questo vitigno.”Mi dispiace, ma i greci non c'entrano nulla. La Malvasia di cui tanto parlano i romani non è quella delle Lipari”. Secondo Saija la vera storia è un'altra, collegata al culto di Santa Marina che a Salina ha origini nel 1622 con la costruzione di un piccolo oratorio dedicato alla beata. Le popolazioni veneziane inseguite dai turchi si rifugiarono su queste isole, portandosi dietro la devozione per questa icona e le barbatelle della Malvasia. Questa uva ha regalato a Salina uno splendido XIX secolo: traffici per mare con mezzo mondo, una flotta di piú di cento velieri, una popolazione superiore a 9.000 abitanti. La tragedia però era dietro l'angolo. Nel 1889 la filossera in 18 mesi distrusse i vigneti. Non sono bastati cinquanta anni per ricominciare. Il primo a rimettere a posto gli impianti e a commercializzare di nuovo la Malvasia fu Nino lo Schiavo negli anni '30.
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antonio 7° Lo schiavo di S.Marina