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DICONO DI NOI !!
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......................................Nell’interno rimangono
ancora alcuni resti di quella prima ricostruzione, delle decorazioni
liberty in ceramica bianca e azzurra, ma il negozio è stato
completamente rifatto in omaggio a criteri di assoluta funzionalità.
Nel sud è assai difficile trovare qualche arredamento che
sorpassi il secolo. Sembra quasi che qui tutto invecchi più
in fretta, diventi decrepito, irreparabilmente. Non si conosce l’arte
discreta di conservare mobili e suppellettili attraverso i secoli.
I palazzi e i saloni dei vari Gattopardi si vanno sbriciolando quando
poi non vi si mettono ahimè anche i terremoti, e si crea
una specie di culto del nuovo e del robusto, all’insegna della
“fenice” che risorse più viva e più bella
dalle proprie cenerei. Atteggiamento del resto legittimo, ed i vasti
magazzini Micali sono realizzati con delle opportune strutture antisismiche,
con degli scaffali funzionalissimi. Domina un delizioso profumo
di spezie, caffè, di mandorle, di fior d’arancio. Una
volta i Micali preparavano anche liquori e rosoli, e l’anice
“Micali” aveva una sua rinomanza, sostituito ora da
quel “Tutone” distillato dai soli semi di anice stellato,
senz’alcun altra aggiunta chimica, un prodotto quindi più
unico che raro.
E’ invece sopravvissuta una lavorazione artigianale del latte
di mandorla. Un tempo il negozio Micali era più angusto (con
un fronte viale lavorato come gioiello), coronato alla sommità
da due maestosi pavoni, e sotto delle piccole vetrine piene zeppe
di quanto prelibato poteva produrre la Sicilia.
Allora, come oggi, una grande evidenza è riservata ai vini
siciliani, e la ditta Micali si onora di essere una delle poche
che vende l’autentica Malvasia di Lipari, del Signor
Lo Schiavo. “Siamo i soli a vendere in Italia
una parte delle 12.000 bottiglie annualmente prodotte dal Lo Schiavo,
il resto va in America...”
Il Signor Nicola Micali parla del proprio negozio come di
una creatura viva, via via ferita dagli avvenimenti; ci evoca con
puntale memoria la visione delle rovine del terremoto del 1908,
e poi il lento rivivere del negozio e della città, il suo
espandersi sino a quando la rovina giunge un’altra volta,
e non per lo sconvolgimento della natura, ma forse anche più
dolorosamente, ad opera degli uomini, in azioni di guerra...............................................
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antonio
7° Lo schiavo di S.Marina
[nls8 production]
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