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IPOTESI SUL COGNOME
LO SCHIAVO
di
Antonio 7° Lo Schiavo
di S.Marina Salina
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Altre ipotesi vedi in basso !! |
Un
primo tentativo di informazione riguarda le ipotesi sul cognome LO SCHIAVO
che, per molti di quelli che oggi disinvoltamente lo portano, ha sicuramente
pesato
(e non poco) specialmente in epoche scolastiche giovanili.
L'ipotesi
linguistica di derivazione del cognome LO SCHIAVO
è simile a quella dei cognomi LOSCHIAVO (senza
spazio), SCHIAVI, SCHIAVINI, SCHIAVIO, SCHIAVO, SCHIAVOI, SCHIAVON, SCHIAVONE,
SCHIAVONI, , SCIAVO O SCIAVA ed anche dei più rari SCHIAVINETTI,
SCHIAVONATO, SCHIAVULLI, SCHIAVUZZI, SCLAVI e SCLAVO. (non si menzionano
poi le infinite varietà di errori anagrafici riportati in Italia
e all’estero come ad es. LOSCAVIO (USA), LOSQUIAVO (BRASILE),etc.).
Pertanto abbiamo maturato l’idea che, chiunque si onora di avere
uno di questi cognomi, può anche tranquillamente ritenere di avere
in comune non solo una similitudine di tipo linguistico nel cognome ma
di avere anche uguali radici etniche di provenienza.
Infatti, un illustre Professore di Linguistica della Università
"La Sapienza" di Roma (che qui non menziono ma che potrei riferire
a chi fosse interessato) ha distrutto l'ipotesi romantica collegata al
significato "moderno" del termine schiavo che ci faceva vedere
i nostri antenati Lo Schiavo (o comunque con la parola schiavo) come poveri
servi in catene, come derelitti ai remi di una qualche nave romana o saracena
oppure con zappa e vanga a lavorare in lande desolate.
Egli conferma, infatti, che la parola SCHIAVO
(in lingua italica) sia l'adattamento di pronunzia della parola SLAVO
che in alcune zone d'Italia, in epoche antiche, riscontrava difficoltà
ad essere pronunciata e quindi il termine SLAVO veniva foneticamente adattato,
nel linguaggio comune italico o italiota, a SCLAVO.
In seguito, superando secoli di gap culturali di analfabetismo diffuso
e di ampio uso dei mille dialetti, l'uso della parola SCLAVO arrivò
alla forma quasi definitiva di SCHIAVO.
L'articolo aggiunto per formare il cognome LO SCHIAVO
o LOSCHIAVO sembra essere poi derivante dall'uso caratteristico
di identificazione delle comunità più piccole.
In tali zone più isolate (isole??), infatti, capitava più
facilmente che arrivasse, da solo, un nuovo elemento estraneo alla comunità
iniziale e che esso venisse di conseguenza etichettato con il termine
che indicava la sua provenienza (lo slavo).
(Genericamente i cognomi con l'articolo hanno spiccate presenze calabresi
e siciliane).
Pertanto il termine SLAVO sembra rappresentare
oggi, per tutti noi Lo Schiavo ed anche per gli altri sopra citati, la
radice di provenienza geografica del ceppo e di conseguenza l'identificazione
di gruppi familiari (chiamati sclavi, schiavi, slavi,
ecc) che per motivi diversi ed in epoche susseguenti dal 1050 fino al
1300, si sono sparpagliati per le regioni italiche portando con sè
abilità artigiane di calderari, fabbri, ecc.
E così, vista la notevole diffusione di alcune derivazioni ci piace
ritenere che solamente l’influenza della lingua “parlata”
nelle zone di insediamento, abbia potuto favorire la comparsa di una derivazione
piuttosto che un’altra.
Infatti a seconda delle fonti consultate ci troviamo di fronte a conclusioni
simili ma non uguali per tutti.
E quindi per SCHIAVI o SCHIAVINI si riconosce
un nucleo importante nella fascia che spazia dalla provincia di Bergamo,
Milano, Pavia e raggiunge quella di Piacenza. Non si escludono anche ceppi
secondari in Emilia e nel Piceno.
Schiavini ha maggior diffusione nel milanese
e cremonese.
Entrambi i ceppi familiari tramandano un origine slava delle famiglie
con una denominazione antica di Sclavus.
SCHIAVIO sembra maggiormente diffuso in Emilia.
SCHIAVO appare abbastanza diffuso, a macchia
di leopardo, in tutta Italia, con ceppi importanti nel Veneto, nel Lazio,
in Campania ed in Sicilia.
SCHIAVON rappresenta la più ampia
presenza in veneto ove dà vita anche a toponimi comunali e di frazioni.
Schiavon poi è il primo cognome a Padova per frequenza.
SCHIAVONE è cognome diffuso con diversa
distribuzione in Italia. in particolare tramanda la comune abitudine di
“nomare” gli slavi dell'Adriatico orientale (a Venezia, nel
'600 e '700, gli Schiavoni erano un corpo militare speciale della Repubblica).
SCHIAVONI, invece, oltre che in Veneto ha
un nuclei importanti tra Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise, con
un ceppi nel Tarantino.
Questa denominazione, stando a fonti di epoca medievale, deriverebbe dal
termine sclavoni che in centro Italia indicava
i croati, gli slavi e gli albanesi approdati sulla costa adriatica.
Infine SCHIAVOI che è presente nel
vicentino ed ha una rara diffusione.
Le
teorie linguistiche vengono affiancate e confortate anche da fonti di
epoche e natura diversa che in qualche modo ci fanno seguire un percorso
tra i secoli della storia.
AGGIORNAMENTO DEL 10-04-03
In un vecchio atlante del 1928, come indicato
nella cartina a destra, viene riportato un territorio Jugoslavo
definito "SCHIAVONIA".
Esso è posto a Sud di Zagabria
e a Nord/Est di Sarajevo, al di là del fiume Sava ed in prossimità
della cittadina di Brod.
In tutte le altre fonti geografiche e storiche più moderne,
di epoca successiva al 1928, tale territorio viene sempre definito
come "SLAVONIA ".
Questa indicazione (Schiavonia) confermerebbe la convergenza tra
le ipotesi linguistiche e quelle di derivazione etnica in quanto
ricalca anche la modalità particolare di identificare le
genti provenienti da queste zone alternativamente come SCHIAVI O
SLAVI. !!!
(Atlante Scolastico di Geografia Moderna - Olinto Marinelli- Vallardi
Editore - Milano - ed. 1928) |
Alcune di esse, alquanto vaghe, indicano che la "SCIZIA"
(Per alcune fonti consisterebbe in un vasto territorio dell'Europa centro-orientale
che si estendeva tra il Danubio, il Don e il Volga e che apparteneva alla
Russia meridionale; per altre, invece, esso si chiamava Dobrugia che oggi
potrebbe essere rappresentata dai territori di Moldova, Ucraina, Crimea)
fosse base di partenza di migrazione di gruppi di "SLAVI"
che in qualche secolo dal 900 al 1200 d.c. si sparsero per il territorio
della penisola italica stanzializzandosi in alcuni siti per essi più
ospitali.
E così alcune fonti ci dicono delle loro
presenze ……. a Benevento nel 1121 : "...Hoc
anno, Robertus Sclavus
obiit decimo die stante mensis Decembris, et Rachisius abbas Sancti Modesti;.
..." << ….. In quest’anno Roberto
Sclavo morì nel decimo giorno di Dicembre ed anche l’abbate
Rachisio del Santo Modesto……”.
Ed ancora a Napoli un editto del 1325 diceva…..: “Nomina
vero et cognomina prefatorum infrascriptorum magistrorum Sicle prefate
ac affilatorum operariorum et ministrorum actu servientium in Sicla eadem
sunt hec vedelicet ... Guillelmus Novellus
dictus Sclavus,...". in verità in un latino tardo e
volgarizzato si affermava che ….. un certo Guglielmo Novellus detto
Sclavus apparteneva ai censi di maestri, ministri e comunque di gente
operanti in un certo posto (Sicla).
Di questa fonte ci piace osservare la contemporanea doppia
conferma di quanto sopra più volte sostenuto, e cioè
che il nostro Guglielmo non solo era “Novellus”
(nuovo, recente o probabilmente “parvenù” di una certa
comunità) ma era “dictus Sclavus”
cioè ….. detto o soprannominato Sclavus (slavo !), che sicuramente
serviva a distinguerlo da altri “Novelli”.
In epoca seguente si repertano ancora dati che riferiscono di famiglie
Loschiavo che partirono da Bisanzio ....
"si allontanarono da lì quando quella
sventurata città cadde sotto la tirannia dei Turchi, dopo che l'impero
greco fu abbattuto da Maometto II......" per raggiungere l'Italia.
Altre fonti, forse più plausibili, vedono invece un collegamento
di carattere linguistico che sembra essere più stringente tra il
termine "SLAVO" e l'area regionale
geografica identificata come "...area SLAVA.."
che comprenderebbe forse le etnie derivanti da un'ampia zona compresa
tra la Slov-enia, la Slov-acchia
e la Jugo-slavia che nell'insieme racchiuderebbe
anche l'Ungheria, la Croazia, la Bosnia e la Serbia.
Sono buone testimonianze storiche le relazioni di tipo commerciale attivissime
tra la Repubblica di Venezia e le zone costiere adriatiche italiche con
alcuni dei Paesi rivieraschi sopra menzionati.
Non a caso, infatti, a Venezia e Vicenza si repertano numerosi ceppi stanziali
di Schiavi o Schiavo a testimonianza di queste trasfusioni tra popoli
limitrofi ed si ritrova anche l'intestazione di siti particolari : "Ca'
degli Schiavoni", ecc.
Si ricordano ancora i Comuni di : SCHIAVON in Provincia
di Vicenza e di SCHIAVI d'ABBRUZZO in Provincia di Chieti. (MIGLIORI
INFORMAZIONI IN MERITO VENGONO RIMANDATE ALLA PAGINA SU "La
diffusione del cognome Lo Schiavo")
Oltre alle motivazioni linguistiche che indicano questa discendenza legata
alla dizione o alla identificazione di provenienza, esistono anche le
motivazioni riguardanti l'aspetto fisionomico
degli interessati che confermano la teoria di cui sopra..
Infatti, nelle epoche in questione, il tentativo di identificare una persona
tramite soprannomi (e quindi quello che noi chiamiamo cognome) passava
anche attraverso la ripetizione di alcune caratteristiche fisiche o attitudinali
(oltre la provenienza), come il cognome di rossi o castani per il colore
dei capelli oppure il cognome di medici o fabbri per il mestiere esercitato,
ecc.
Per rendere più comprensibile i concetti sopra detti e solo per
esempio si ricorda come le abitudini dopo secoli sono poco cambiate, infatti,
il termine "marocchino" oggi viene ampiamente usato, in Italia,
per identificare una persona dalla pelle scura che svolge l'attività
di vendita ambulante di qualcosa, anche se lo stesso potrebbe essere (e
spesso lo è !) tunisino, algerino, libico, ecc.
Da questo punto di vista diventa conseguentemente interessante il rilevamento
di un maggior numero di comunità di Lo Schiavo (vedere in "diffusione
del cognome Lo Schiavo") che si manifestavano più nutrite
nel sud della penisola italiana.
Questa osservazione si rivela probabilmente non casuale ma piuttosto potrebbe
derivare dal fatto che i nuovi arrivati (slavi),
in regioni popolate da discendenti di greci e di arabi manifestavano caratteristiche
morfologiche diverse o molto diverse rispetto alle popolazioni indigene
(occhi neri, capelli scuri e pelle spesso olivastra) e pertanto soprannominati
SLAVO o SLAVI per tali differenze.
La stessa modalità di identificazione, invece, diventava poco interessante
nei territori nordici della penisola ove la fisionomia più diffusa
era già quella simile al tipo "slavo" e quindi per le
persone che arrivavano nelle comunità locali da queste origini
si usavano soprannomi di genere diverso (per esempio : fabbri, calderari,
ecc.) non utilizzando la fisionomia o la provenienza come sistema di identificazione
ma piuttosto il mestiere o altro.
Si ricorda ancora che nelle nuove località di arrivo, questi emigranti
di epoche oscure e talora terribili, spesso conservavano la forma anonima
personale (ancora una volta per probabili difficoltà di pronuncia
"in loco" del proprio nome) e venivano identificati dalla popolazione
indigena attraverso il collegamento con la "facies"
che quasi sempre per quel luogo rappresentava una novità.
Molti dei discendenti di questi nostri antenati, ancora oggi, dopo secoli
di incroci genetici con altre popolazioni manifestano le antiche caratteristiche
morfologiche di popolazioni di tipo SLAVO.
Alcune di queste caratteristiche fisionomiche sembrano avere carattere
geneticamente dominante o comunque notevolmente presente nelle generazioni
dei Lo Schiavo.
In particolare sono ancora presenti con una certa
frequenza caratteri come occhi azzurri, verdi o grigi, pelle chiara, capelli
biondi, rossi o castani, viso allungato con profilo gentile, naso piccolo
o medio non camuso e tendenzialmente altezza fisica medio-alta.
Per completezza di informazione sull'ipotesi di derivazione del cognome
Lo Schiavo si riferisce che ancora resistono alcune storie locali eoliane
(ma probabilmente riguardano anche tutta la costiera tirrenica calabrese)
che non sono suffragate da documenti ma solo da apporti orali. (SI
RIMANDA ANCHE ALLA PAGINA : ALTRE IPOTESI SUL COGNOME
LOSCHIAVO)
Queste storie legano il cognome alle razzie effettuate, per fare schiavi
e per depredare qualunque cosa, dalle navi corsare "saracene"
(libiche, tunisine, algerine, ecc.) negli anni tra il 1200 e il 1500 per
tutto il Mediterraneo e in modo particolare nelle Isole Eolie (che di
questo mare è il crocevia navale) e sulle coste tirreniche Campane,
Calabresi e Siciliane.
Il più eclatante di questi fatti riguarda il saccheggio di Lipari
nel Luglio del 1544 da parte del turco Khair ad-din (Ariadeno) detto Barbarossa
che da Lipari (e forse anche dalle altre Isole Eolie) portò via
come schiavi circa 8.000 tra uomini e donne.
Pertanto, poichè nei piccoli paesi era abitudine usare i soprannomi
che poi si legavano a tutto il gruppo familiare, probabilmente secondo
queste storie tramandate oralmente è stato così che si è
aggiunto il termine "scavu o schiavu"
al nome di qualche sopravvissuto della famiglia il cui padre o nonno fosse
stato fatto oggetto di tale triste fine.
Da ciò per esempio poteva derivare " Bartolo...
du schiavu" (Bartolo figlio dello schiavo) che poi col passare
degli anni anche per tutta la sua famiglia diventava "......u
schiavu" che infine veniva italianizzato nelle forme più
diverse di Lo Schiavo, Loschiavo, Schiavo o Schiavi.
In contrasto con la logica linguistica di queste storie di rapimenti e
razzie, bisogna però ancora dire che in alcuni documenti dell'epoca,
che riguardano altre cose, le persone fatte oggetto di questi rapimenti
venivano definiti "......captivo de l'armata turchisca....."
oppure ".....captivus apud infedeles...." utilizzando quindi
il termine captivo o altri come preferenziali rispetto a schiavo.
Del resto anche così ci indica la non elevatissima diffusione del
cognome Lo Schiavo in un sito che in epoche diverse ha avuto fino al 99
% di popolazione rapita
(Isole Eolie).
Con la certezza che quanto sopra detto non può considerarsi definitivamente
esauriente ed anche conscio di possibili omissioni o inesattezze resto
a disposizione di chi fosse interessato all'argomento.
antonio
7° Lo schiavo di S.Marina
[nls8
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